Diritto allo studio, tutto deve rimanere dentro al palazzo.

Da qualche mese stiamo assistendo, si fa per dire visto che nessuno apre bocca, a un ulteriore attacco al diritto allo studio universitario.

Tutti quanti siamo consapevoli dell’ insufficienza dei servizi erogati dall’attuale azienda regionale e dell’inadeguatezza dei parametri per dare a studenti, economicamente svantaggiati, la possibilità di fare il loro percorso di studi. È noto che unito a questo si introducano assurdi criteri meritocratici, creando un emblematico parallelo fra produttività/produzione mercificazione dell’istruzione (sistema dei crediti) mercificazione degli individui (ovvero come ognuno di noi è considerato sul mercato del lavoro). Questo tipo di impostazione è ovviamente comprensibile solo se si da un occhio a quali dinamiche guidano i cambiamenti nelle modalità di erogazione dei servizi, quindi anche quelli erogati dalle università, da almeno un decennio. Nasce pertanto la necessità di trasformazione dei sistemi didattici, dalle scuole superiori alle università, per adeguarli alle nuove esigenze del mercato del lavoro.                                

Queste decisioni come l’attuale accentramento si propongono il nobile obiettivo di razionalizzazione dei costi e di migliorare l’utilizzo delle risorse. Per quale motivo se tali scelte sono tanto razionali rimangono fra i corridoi dei palazzi?

Come può essere razionale e positivo per il soddisfacimento delle esigenze degli studenti un accentramento che implica un peggioramento nella gestione (in quanto centralizzata) del servizio stesso ed inoltre denota una chiara tendenza a eliminare qualsiasi diversificazione necessaria per rispondere alle specificità territoriali, fino a poter comportare l’unificazione dei parametri creando difatto disservizi?

Ma quello che è più interessante, come possono lor signori paventare risparmi di cifre come 400.000 euro, senza tagliare risorse da destinare ai servizi, se i costi dei vari consigli d’amministrazione e degli altri organi decentrati sono veramente esigui comparati a tale cifra?

A questo punto appare chiaro che la manovra ha una dimensione prettamente politica e che dietro le barzellette della razionalizzazione si celano intenti di risparmiare sulle risorse da destinare ai servizi necessari come quelli erogati dal Dsu, magari andando nella direzione di privatizzazioni totali, tendenza costante anche in altri ambiti concernenti l’erogazione di servizi pubblici da diversi anni, altrimenti spiegateci voi come si può risparmiare tanto? Oltre al potere e alle loro stanze dove amano rinchiudersi hanno anche le bacchette magiche?

Vi sono esempi che dovrebbero farci quantomeno riflettere, già in altre regioni, per esempio nel Lazio a soli otto mesi dall’accentramento si è visto il passaggio alla privatizzazione con conseguente taglio alle risorse destinate a vari servizi.

In data lunedì 10 marzo, si è tenuto uno degli ultimi passaggi formali di consultazione sulla legge approvata in data 28 dicembre 2007 (giusto per la volontà di far conoscere tanta razionalità!) in cui è passata la bozza di legge riguardante la materia di accentramento del Dsu. In questa Consulta, sono stati invitati coloro che si erigono a rappresentanti di tutti noi studenti, ma che come al solito, visto anche i comunicati e i volantini di questi, sembrerebbero molto più preoccupati della riduzione delle poltrone, che non delle ragioni e delle problematiche che stanno alle spalle dell’accentramento.

Riteniamo in primo luogo che sia necessario diffondere il più possibile materiale informativo sulla questione al fine di creare momenti assembleari dove si possa discutere noi studenti su quali risposte sono necessarie per soddisfare i nostri bisogni.

Collettivo aula R Scienze Politiche Pisa

Il collettivo si riunisce ogni Lunedì alle ore 13 nell’aula R nella facoltà di Scienze politiche via Serafini 3.

Info: car@autistici.org

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