Di seguito il comunicato in risposta all’appello per la manifestazione del 7 giugno a Pisa, per la difesa del progetto Rebeldia.
Come collettivo dell’aula R di scienze politiche aderiamo alla manifestazione del 7 giugno.
Il progetto Rebeldia da ormai molti anni è riuscito a donare a questa città uno spazio sociale denso di attività, iniziative e progetti importanti per lo sviluppo del nostro territorio.
Tutto questo con le proprie gambe, frutto dell’impegno dal basso, dell’autorganizzazione.
Adesso qualcuno vuole far finire questa splendida esperienza, base essenziale per lo sviluppo di una socialità non mercificata, espressione di valori solidaristici soprattutto verso i più deboli, gli ultimi, gli emarginati.
Mai come in questo periodo questa funzione è fondamentale: devastati da una società del consumo, pervasa da un securitarismo che si traduce nel tiro al bersaglio sul migrante di turno, dove ad essere criminalizzati sono gli ultimi, gli oppressi, mentre gli oppressori fanno affari.
Di fronte all’avanzata delle ideologie fasciste, razziste, omofobe e xenofobe, progetti come quelli sviluppati dal Laboratorio Rebeldia sono l’unico modo per rispondere a queste derive: attraverso la diffusione di pratiche egualitarie e includenti che cercano di capire i reali problemi e sviluppare i conflitti verso la radice di essi, verso chi siede nei posti di potere.
La logica di chi vuole far finire questa esperienza è la logica dei cementificatori, dei palazzinari, degli speculatori che, loro si, contribuiscono al degrado del nostro territorio lasciando sfitti e all’incuria interi palazzi del centro storico, mossi da un solo "principio": il profitto.
Questo stesso principio caratterizza anche le strutture pubbliche quali l’Università, in cui come collettivo lavoriamo, o il Comune.
Strutture completamente sottomesse alla logica del capitale, trasformatesi in aziende in concorrenza tra loro per fare profitti e investimenti sulle spalle dei lavoratori sempre più precarizzati e strozzati dalla mancanza di tutele e garanzie sociali, che pianificando una crescita urbanistica scellerata trasformano il centro in vetrina, relegando le persone meno abbienti a vivere ai margini, in una periferia in cemento armato senza spazi, né servizi sociali.
Esattamente per questo Rebeldia risulta scomoda e vuole essere sfrattata, perchè sviluppa percorsi che vanno contro queste logiche.
Filippeschi, assieme ai sindaci leghisti di Treviso e Verona e seguito dal fascista Alemanno, ha firmato una proposta di "Pacchetto Sicurezza" da sottoporre al Governo, con misure pesantemente restrittive su immigrati, senza fissa dimora, Rom e situazioni di precarietà abitativa.
Ha siglato il pacchetto insieme ai peggiori sindaci razzisti della penisola ed è stato protagonista di una serie di dichiarazioni e provvedimenti che richiamano ad una cultura repressiva e tradizionalmente di destra.
In linea con tutto il PD, con la precedente giunta Fontanelli e con i vari sindaci-sceriffo, il neo-sindaco sembra voler cavalcare la deriva securitaria incrementando la guerra tra poveri, mentre si costruiscono i privilegi per i ricchi.
Sappia, il caro sindaco, che noi non permetteremo lo sgombero di Rebeldia dal luogo dove adesso si trova, nel quale svolge un ruolo fondamentale, viste le contraddizioni che quel quartiere esprime.
R-esistere è un’imperativo, per questo ci vedremo all’assemblea del 21 maggio e in piazza il 7 giugno.
Un’altra Pisa, non è possibile… è necessaria.
C.A.R. (collettivo aula R) Scienze Politiche, Pisa.